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Calcerò #20 - L'Arabia e l'orgoglio

E chi l’avrebbe mai detto che avremmo potuto guardare la Saudi Pro League in diretta e in chiaro su una tv generalista?

Ciao a tutti,

come promesso in questo mese del girone di ritorno dell’estate raddoppiamo, non prima però di avervi augurato un buon Ferragosto.
Un Ferragosto anticipato dall’inizio della Saudi Pro League. Avreste mai detto, anche solo un anno fa, che ci avrebbe interessato?

RETROPASSAGGIO

Siccome la parte migliore nel fare una newsletter è il dialogo che si instaura con chi legge, torno solo velocemente sull’ultimo numero (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre), quello sulla character assassination nei confronti di Romelu Lukaku (che peraltro sta continuando), perché una delle interazioni mi ha fatto riflettere su un aspetto. In un passo avevo scritto che i baciamaglia “servono solo a fregare i più fessi (tanti, troppi) fra i tifosi”. Siccome le parole sono importanti, voglio fare ammenda: quel fessi era effettivamente inutile, pareva un attacco a una categoria per il solo fatto di credere nei calciatori. I tifosi fanno i tifosi. “Fregare i tifosi” era più che sufficiente.

Bene. Fischio d’inizio.

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BABAU E NO

Eccolo, il mostro che non viene più definito tale. Sta iniziando il campionato dell’Arabia Saudita.
Alcune differenze tra la Premier League e noi. Gabriele Gravina, presidente FIGC, 4 agosto: “Qui siamo nell’area di competenza della FIFA ed è giusto che questa inizi ad individuare una serie di interventi che pongano un rimedio (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre) Bisogna correre ai ripari perché c’è il rischio di una deflagrazione dopo il 2030 ponendo in liquidazione un sistema come successo negli Stati Uniti o in Cina”. E ancora: “Il fenomeno Arabia Saudita risponde ad altre logiche rispetto a quelle di valorizzazione del fenomeno sportivo, la UEFA ha attivato una commissione importante sulle licenze adottando provvedimenti per far rispettare i principi legati all’equa competizione”.
Richard Masters, chief executive della Premier League, 9 agosto: “Non vogliamo incoraggiare la FIFA a inserire regole finanziarie nelle leghe nazionali. Vogliamo mettere in campo le nostre regole (...). Mi è stato chiesto se sono preoccupato, la risposta è che si tratta di qualcosa da tenere d’occhio. Ovviamente le competizioni calcistiche sono in competizione l’una con l’altra, ma al momento sono ben lontano dall’essere preoccupato”.
Avrete forse letto, alcuni giorni fa, le notizie secondo le quali la FA inglese avrebbe chiesto alla FIFA di intervenire sulle date di chiusura del mercato saudita (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre). In realtà a oggi non c’è stato alcun passo formale.

In estrema sintesi: chi nella Saudi Pro League vede questa orribile minaccia lo fa perché evidentemente non è stato in grado di difendere – figurarsi valorizzare – il proprio prodotto. 
La conclusione in merito a Gravina la lascio all’ottima sintesi Twitter del collega Giovanni Armanini (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre): “Di fatto chiamando in causa la federazione mondiale si ammette l’implosione del sistema calcistico basato sui poteri federali. O dichiari il monopolio o accetti il mercato e provi a stare in campo con le tue forze”.

IL CAIRO

Ecco, appunto. Il Cairo, inteso non come la capitale egiziana, ma come l’Urbano editore, essendo tutt’altro che stupido si è lanciato sulla Saudi Pro League – anzi sulla Roshn Pro League, mettendo all’anagrafe anche il title sponsor – acquistandone i diritti di trasmissione. La prima diretta del campionato d’oro sarà lunedì alle 20 italiane su La7d, con l’incontro tra Al-Ettifaq e Al-Nassr. Meglio che iniziamo a conoscerle: la prima, allenata da Steven Gerrard, ha tra i suoi tesserati stranieri Jordan Henderson, Moussa Dembelé, l’ex Cremonese Hendry e Robin Quaison, l’Al-Nassr è notoriamente la squadra di Cristiano Ronaldo e David Ospina, ma ora anche di Sadio Mané, Marcelo Brozovic, Alex Telles e Seko Fofana. Alcuni fuoriclasse, qualche campione e gli altri: come tante altre squadre europee e sudamericane. Perché un appassionato non dovrebbe interessarsene un po', solo perché non conosce la tradizione dei club?

Cairo ha capito e la sua mossa ha una duplice valenza sull’immaginario collettivo italiano. La prima: siccome non esiste che un editore critichi qualcosa su cui ha deciso di puntare, da qualche giorno a questa parte, da quando Cairo ha comunicato l’accordo, La Gazzetta dello Sport non descrive più il campionato saudita come uno spauracchio dai costi indecenti ma come un torneo calcistico degno di interesse per mille motivi, politici ma anche sportivi. Vi ha anche mandato un inviato e ne sono uscite pagine anche interessanti. La seconda: le dirette sono in chiaro e gratuite.
G r a t i s. E lo sport gratuito su una tv generalista è il modo migliore per avvicinare il pubblico. Da anni il calcio si paga tutto, o quasi: resistono alcune gare delle coppe europee, la Coppa Italia, qualche campionato lontano. Ma su una televisione a carattere nazionale, e con un editore del genere. Insomma: Ronaldo, Mané, Brozovic lunedì, e più avanti Benzema, Firmino, Ruben Neves, Malcolm, Kanté, Mendy, Koulibaly, poi Kessie et al. saranno visibili in chiaro senza bisogno di abbonamento. Non diventerà mai la Premier, certo, ma è possibile che a breve quei club i cui nomi ci sembrano tutti uguali non siano per noi più sconosciuti.

PIATTO RICCO

Bene. Oltre a quella di La7, altre due gare (e, pur avendolo annunciato dopo, inizierà prima) le trasmetterà in diretta gratuita Sportitalia, che dalle mie parti non si prende, ma almeno per ciò che fa in studio non credo di perdermi nulla; peccato le partite però. Ed è pure nato, furbescamente, un sito dedicato al calcio saudita e curato da alcuni colleghi.
Questo racconta un aspetto: chi ha paragonato la strategia saudita a quella del Qatar dei Batistuta e compagnia, meno che mai a quella della Cina, ha mancato il bersaglio. La differenza ciclopica è nella percezione e nella visibilità di cui la lega saudita può contare perché ha convinto chi può dargliela. Verosimilmente non si tratta di una bolla, sicuramente non prenderà il posto del grande calcio europeo, ma attenzione: già in passato su Calcerò abbiamo citato la soluzione trovata per riunire i tour del golf, e quella può rappresentare la lente interpretativa più adatta per leggere un futuro che non conosciamo, ma del quale stiamo imparando a conoscere alcuni dei grandi protagonisti, almeno sul piano economico. Che poi è quello che determina tutto.

Triplice fischio. Grazie per la pazienza.
Ci rileggiamo l’11 settembre.

Ah: ogni tanto è giusto rilanciarlo, ma se volete ampliare le letture di analisi sportiva vi suggerisco The SpoRt Light (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre), che curo assieme a Francesco Caremani.
Costa 30 euro l’anno, perché non siamo sceicchi.

Calcerò - il futuro del pallone è la newsletter mensile sul domani del calcio. Il giorno 11 di ogni mese arriva puntuale nella tua casella. È curata daLorenzo Longhi (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)