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Newsletter #50 - đŸ•”đŸ» Spie e polizie segrete đŸ•”đŸ»â€â™€

Per gli appassionati di storia e, in particolare, di Unione Sovietica, il Messico risulta indissolubilmente legato a vicende di spionaggio, agenti segreti, omicidi commissionati. Iconiche, mitologizzate, pittoresche, le strade messicane hanno fatto da scenario ideale per molte storie di questo genere. 

Tra queste, ci sono quelle legate alla figura, a tratti leggendaria, del rivoluzionario russo Lev Trockij, che qui ha vissuto una relazione passionale con l’altrettanto leggendaria Frida Kahlo e che sempre qui ha trovato la morte per mano di RamĂłn Mercader, agente segreto per Mosca nonchĂ© cugino della madre del nostrano Christian De Sica. 

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Sempre al Messico Ăš legata un’altra figura, femminile e modernissima, tra le piĂč grandi fotografe del primo Novecento: Tina Modotti. In Messico fu “fotografa ufficiale” di muralisti locali come Diego Rivera e nella seconda metĂ  degli anni Venti si dedicĂČ alla militanza politica con i comunisti, fino a divenire negli anni Trenta un’agente segreta per il Comintern. 

Queste sono solo due delle storie piĂč note del Novecento, forse il secolo piĂč proficuo per gli agenti segreti. Spiare il nemico, in guerra come in pace, ha sempre rivestito un’importanza fondamentale per carpire segreti e intenzioni. Questa newsletter vi porterĂ  alla scoperta di storie di spie e infiltrati, ma anche di polizie segrete impegnate a eliminare i nemici interni e chiunque fosse considerato “controrivoluzionario” (S'ouvre dans une nouvelle fenĂȘtre). 

Sommario

đŸ•”đŸ» L’altro Arkan: criminale e spia di stato

Chi conosce la storia recente dei Balcani Occidentali avrĂ  giĂ  incontrato questo pseudonimo associandolo alla curva della Stella Rossa di Belgrado o a stragi e crimini di guerra commessi sui campi di battaglia in Croazia, Bosnia e Kosovo. Ma Ćœeljko RaĆŸnatović - l’uomo che si cela dietro il soprannome - ha visto gli inizi della propria carriera criminale sospinti dalla forza dei servizi segreti jugoslavi. Racconta la sua storia Tobias Colangelo.

đŸ•”đŸ» Farewell, la spia che ha dato una svolta alla Guerra fredda

Nome in codice: Farewell. Vladimir Vetrov (1932-1985) Ăš stato un agente sotto copertura sovietico diventato noto per aver scatenato il cosiddetto Affaire Farewell, considerato tra i piĂč importanti casi di spionaggio della Guerra fredda. La sua storia avventurosa, che ha dato una svolta alle relazioni franco-americane dopo l’arrivo di François Mitterrand al potere, Ăš stata raccontata anche in un film che vede come protagonista, nei panni di Vetrov, il famoso regista serbo Emir Kusturica. Ripercorre le vicende Claudia Bettiol.

đŸ•”đŸ» Kim Philby, la piĂč grande spia del Novecento, fra Regno Unito e Urss

Kim Philby (1912-1988) Ăš considerato ancora oggi – e a ragione – una delle piĂč grandi spie del Novecento, dato che non solo fu un agente segreto britannico, ma anche una spia al servizio dell’Unione Sovietica che riuscĂŹ a rimanere nell’ombra, agendo da doppiogiochista, in una maniera (quasi) insospettabile per oltre trent’anni. Ma chi fu davvero Kim Philby? E come riuscĂŹ a portare avanti questa assurda e pericolosissima impresa, senza destare sospetti cosĂŹ a lungo? Ce lo racconta Diana Mihaylova.

đŸ•”đŸ» I bambini della Securitate romena

Documenti secretati della Securitate rumena hanno rivelato l’estensione della rete di bambini-spia di cui si avvaleva il servizio di sicurezza di Bucarest. I rapporti di questi giovanissimi “agenti” evidenziano sia il desiderio ossessivo di informazioni della Securitate sia la profondità della sfiducia interpersonale in Romania al tramonto del comunismo. Un approfondimento di Gian Marco Moisù. 

đŸ•”đŸ» GĂŒnter Guillaume, l’uomo che spiava Willy Brandt

Nell’aprile 1974 GĂŒnter Guillaume, uno dei collaboratori piĂč stretti del cancelliere tedesco Willy Brandt, viene arrestato per spionaggio. In questo articolo di Roberto Brambilla scopriamo la storia di come la DDR si infiltrĂČ ai vertici della Germania Ovest.

đŸ•”đŸ» La “spada della rivoluzione” jugoslava: l’OZNA

Durante la Seconda guerra mondiale, la lotta partigiana jugoslava si servì di un ben organizzato strumento contro i nemici interni ed esterni: il Dipartimento per la protezione del popolo. Conosciuta come OZNA, la polizia segreta titina condusse numerose operazioni sia contro gli occupanti che contro i “nemici del popolo” e della rivoluzione, come spiega in questo approfondimento Marco Siragusa. 

đŸ•”đŸ» La repressione della Sigurimi nella Repubblica Popolare d’Albania

Tra le polizie segrete, la Sigurimi albanese ricopre un posto d’onore. Seconda solo alla Stasi per numero di spie in rapporto alla popolazione, essa ha agito come principale strumento di repressione interna durante il regime di Enver Hoxha. Vito Saracino ripercorre la storia di una delle piĂč temibili polizie segrete dell’Est Europa. 

đŸ•”đŸ» Georgi Markov e il caso dell’ombrello bulgaro

Il 7 settembre 1978 un uomo sta aspettando l’autobus sul ponte di Waterloo, a Londra. Un passante lo urta con il proprio ombrello, mugugna una scusa e si allontana in taxi. L’11 settembre l’uomo morirĂ  per arresto cardiaco: Ăš lo scrittore e dissidente bulgaro Georgi Markov. Sulla sua morte aleggiano ancora molti misteri, ma perchĂ© Ăš stato assassinato? Vi proponiamo un assaggio della sua prosa acuta e senza sconti, per la prima volta tradotta in italiano da Giorgia Spadoni.

đŸ•”đŸ» Il destino che mi portĂČ a Trieste di Radoslav Petković: una recensione 

Le storie di spie e agenti segreti non risalgono soltanto al Novecento. Che ci fa un giovane tenente della marina imperiale russa nella Trieste del 1806? Gli Ăš stato affidato uno speciale compito di spionaggio. Peccato che il “destino” che lo porterĂ  nella cittĂ  asburgica lo spingerĂ  suo malgrado nelle braccia dell’amore e di altri intrighi spionistici. Il romanzo di Radoslav Petković, Il destino che mi portĂČ a Trieste,puĂČ essere letto in piĂč modi: come riflessione metaletteraria, come guida attraverso un mondo scomparso, come scherzo intertestuale. Soprattutto, perĂČ, Ăš un romanzo avvincente e architettonicamente ben costruito, marchiato dallo stile inconfondibile dell’autore serbo. La recensione di Martina Napolitano.

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