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Calcerò #37 – Lo smartphone di Gnonto

Verticalizzazioni, 9/24 - “Forse può essere stato sbagliato il tempo”: eh, ce ne sono di errori lì...

Ciao a tutti,

Calcerò torna dopo un mese di assenza, certo non di vacanza, e anche per questo grazie a tutti coloro che si sono iscritti, in agosto, sulla fiducia. 
Ci sarebbero tanti argomenti che meriterebbero di essere trattati, ma questa volta ci occupiamo di un dettaglio.
Un dettaglio che, però, racconta probabilmente tante cose.

Fischio  d’inizio.

La tripletta mensile di Calcerò

Ogni 10 del mese: Verticalizzazioni - Con i consueti temi e il consueto stile di Calcerò.
Ogni 20 del mese: Retropassaggi - Una lettura su un calciatore del passato, pubblicata a suo tempo, ma sparita dagli archivi (per passaggi di server o chiusura delle testate).
Ogni 30 del mese: Calci da fermo - Trenta righe, pochi sconti.

“Un’estate bruttissima”

Sostiene Luciano Spalletti di avere passato «un’estate bruttissima». Di sicuro, chissà quante volte gli saranno fischiate le orecchie, tra critiche – non certo immeritate – e richieste di dimissioni, comprensibili e anzi sacrosante le une e le altre, ma quando si siede sulla panchina della Nazionale si prendono oneri e onori e si devono sopportare i lamenti di 60 milioni di presunti colleghi, si sa. Tornando indietro di qualche settimana, all’eliminazione dagli Europei, riemergono i pianti, i lamenti e le intemerate di tutti coloro che – ohibò – si sono accorti che più di qualcosa, nel sistema italiano, non funziona. Poi però c’è stato il mercato, e nel frattempo è iniziata una nuova stagione. E la Nazionale? Ah, già. Vabbè, dai, si riprenderà.

Più o meno, si è ragionato così. Ne abbiamo lette (e pure scritte) di ogni, dopo l’Europeo. Tutto vero, almeno parzialmente, in un quadro vasto e articolato, così come tutte le ipotesi per risistemare un movimento avrebbero in qualche modo un senso, ove possibili o sperimentabili. Solo che in quest’epoca in cui l’attenzione viene subito fagociata da altro, un mese dopo l’Europeo la eco di lai e strali era scemata, i cattivi sono diventati altri e così la nuova annata del pallone italiano è cominciata esattamente come era finita quella precedente, ovvero senza alcun cambiamento, né idea. Ma con qualche immagine significativa.

Il dettaglio

Il dettaglio è un fermo immagine dalla diretta Rai di Italia-San Marino Under 21 di qualche giorno fa, terminata 7-0 per gli azzurri. Il dettaglio lo ha notato e ne ha scritto Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport-Stadio: l’inquadratura, per una manciata di secondi, si era fermata sulla panchina azzurra, immortalando Gnonto, accanto ai compagni Fazzini e Baldanzi, intento a smanettare sul suo smartphone. Zazzaroni lo ha definito “uno scatto del calcio 3.0”, in poche righe cariche di sarcasmo (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre). “Fazzini e Baldanzi, da poco sostituiti da Carmine Nunziata durante Italia-San Marino (...), seguono la partita con un’attenzione accettabile, mentre Wilfried Gnonto è totalmente distratto dalla magia dell’iPhone. Immagino che lo spettacolo del campo non fosse un granché, visto che alla fine gli azzurri ne hanno fatti sette, ma da qui a trascurarlo del tutto per privilegiare i social, o un messaggio della fidanzata, ne passa. A meno che il nostro ragazzo non stesse seguendo la diretta di Lettonia-Norvegia, sfida dello stesso girone (...)”.

Un bel tiro, perché se ne è accorto lui per primo probabilmente, ma del tutto fuori bersaglio. Perché prendersela con Gnonto è facile, ma qui ci sono un allenatore, uno staff, un team manager, un capo delegazione e chissà cos’altro: uno smartphone sulla panchina di una Nazionale non si può vedere ma, se è andata così, vuol dire che e nessuno ha dato granché fastidio.

Non accontentarsi delle risposte

Evidentemente non ha dato fastidio a nessuno, a giudicare dalla risposta del coordinatore delle nazionali giovanili maschili, Maurizio Viscidi e da come diverse testate si sono accontentate della sua spiegazione. “Gnonto – ha detto Viscidi – è stato sostituito al termine del primo tempo perché eravamo in vantaggio e lui era diffidato: non potevamo permetterci di rischiare di non averlo contro la Norvegia. Nel rientrare dagli spogliatoi in campo ha ricevuto un messaggio dalla sua società, allarmata per la sostituzione in una partita così. Una volta sedutosi in panchina, ha voluto tranquillizzare il suo club sulla natura della sostituzione, arrivata soltanto per evitare un'eventuale squalifica e non per un problema fisico. Forse può essere stato sbagliato il tempo, ma si tratta comunque di un atto di rispetto nei confronti della società”.


Ecco: allora davvero viva Zazzaroni; avrà anche colpito il bersaglio facile, ma almeno lo ha fatto. Perché, a leggere la spiegazione di Viscidi, dovrebbero cascare le braccia a chi fa il giornalista, almeno a quelli che, citando le sue parole, hanno parlato di caso chiuso. Ebbene: sarà pure chiuso, ma se è così è un problema, perché se la ricostruzione è vera, essendo stato Gnonto sostituito al 1’ st (quindi è impossibile che gli sia arrivato il messaggio prima del rientro in campo), vuol dire che è andato in panchina con lo smartphone, che la smartphone era acceso, che l’ha potuto controllare, che non ha trovato nulla di meglio che rispondere e che alla Nazionale Under 21 consente tutto questo. Ma poi che significa “forse può essere stato sbagliato il tempo”? Forse? E allora, alla fine, se in Nazionale – non importa che fosse solo l’Under 21, che fosse solo una partita con San Marino, che il risultato fosse ormai ampio, oltre che scontato – una risposta del genere dovrebbe chiudere il caso, vuol dire che c’è più di qualcosa che non va, proprio nelle norme che dovrebbero regolare un gruppo.

Come ci si deve comportare

In questo senso, bisogna che qualcuno ci sbatta il muso. Qualche giorno fa mi sono imbattuto nel video di presentazione come nuovo giocatore del Sassuolo di Edoardo Iannoni (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre). In genere, certe interviste raramente hanno spunti di interesse, ma il ragazzo – già studente di liceo, ha la maturità classica – ha raccontato la sua carriera sinora (ha 23 anni) e citato un aspetto, a mio avviso, fondamentale per i più giovani: uscire dalle logiche di spogliatoio e di campo dei compagni. Testuale: “Ho fatto quattro bellissimi anni alla Roma che mi hanno mi hanno fatto crescere tanto. Ho iniziato a giocare nel mondo dei grandi con il Trastevere in Serie D, dopo essere passato al Savio, che è un'altra società di Roma e quindi diciamo che ho fatto la gavetta perché non ho mai fatto Primavera e sono arrivato nel professionismo passando per i dilettanti. Secondo me è stato molto utile, almeno dal punto di vista, perché ti fa capire subito come ci si deve comportare in uno spogliatoio con persone molto più grandi di te, com'è il ritmo in campo con gente più grande e, quindi sotto certi aspetti, è sicuramente più formativo”

Dice: cosa c’entra? C’entra che se non c’è qualcuno a dirti di stare con i piedi per terra, a farti un cazziatone quando serve, a farti capire che est modus in rebus, non migliori, non cresci, resti lì. O torni indietro, e qui non si parla tanto di Gnonto, che è solo un pretesto.

Triplice fischio.

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Calcerò - il futuro del pallone è curata da Lorenzo Longhi (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)
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