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A trip down memory lane

Pillola rossa o pillola blu?

Cheng fissò lo sguardo sulla superficie del tavolo davanti a lui, riconoscendosi nelle sbeccature del legno e nella seconda mano di vernice, data alla svelta.

Si sentiva allo stesso modo: rattoppato. Stanco. Vecchio.

La donna in camice nella stanza gli stava mostrando un piccolo blister argentato con due tipi di compresse - a sinistra quelle rosse, a destra quelle blu -, ma lui non le stava prestando alcuna attenzione. Non lo faceva mai, tanto non si sarebbe ricordato.

Che senso aveva ascoltare le persone, quando le parole sfuggono? Quando i contorni dei volti si confondono tra loro, e tutto ad un tratto ti ritrovi in mezzo a un quartiere sconosciuto, senza avere la minima idea di come tu ci sia arrivato?

Cheng aveva un groviglio di ottant’anni e non riusciva a districarlo.

Accanto a lui, un uomo di mezza età assorbiva le parole al posto suo.

- È una cura sperimentale -, stava dicendo la donna. Forse una dottoressa? – Ma i dati raccolti finora sono promettenti. Il farmaco agisce sulle placche amiloidi e sugli ammassi neurofibrillari, rigenerando le cellule cerebrali. Con buone probabilità, suo padre potrà guarire nell’arco di un mese. –

Cheng sollevò lo sguardo dal tavolo e si girò a sinistra, al suono di un sospiro sollevato.

Il viso dell’altro uomo si era disteso in un sorriso. – Può cominciare oggi? –

La donna annuì, alzandosi a prendere una caraffa d’acqua e un bicchiere vuoto. – Anche subito! Suo padre ha mangiato qualcosa prima di venire qui, signor Hu? –

- Sì sì, abbiamo fatto pranzo in un ristorante vicino alla clinica. – fu la risposta.

Cheng era sicuro di non avere figli, ma allo stesso tempo dubitava della sua sicurezza. Sapeva di essere finito in un limbo: la sua mente era così annebbiata da non distinguere più i ricordi - più ci provava, più sentiva delle forti emicranie. Quando gli sembrava di essere riuscito ad afferrare un lembo del passato, ecco che tornava la confusione.

Quando il signor Hu gli offrì il bicchiere d’acqua con le due pillole, le sue mani tremarono. Le dita si strinsero intorno al vetro con diffidenza, controllarono la forma delle compresse, soppesarono l’improvvisa tensione che sentì nell’aria.

– Papà, prendi queste pillole, per favore. – gli chiese l’altro. Lui lo fissò a lungo, senza parlare, tanto che si sentì ripetere le stesse parole una seconda volta.

– Non ho figli –, gli rispose allora. Vide un lampo di dolore attraversare gli occhi del signor Hu, ma non aggiunse altro. Mise in bocca le due pillole, sentì il loro peso sulla lingua e inghiottì.

Fu allora che avvenne l’esplosione.

Dapprima fu una scossa, un improvviso lacerarsi che gli strappò un grido. Con la coda dell’occhio vide il signor Hu e la donna in camice avvicinarsi preoccupati – fece loro segno di allontanarsi, per poi stringersi la testa tra le mani. Cosa stava succedendo?

Dopo alcuni secondi, il dolore parve scemare, lasciando spazio all’aroma di riso che sua madre era solita cucinare. La vide davanti al lavandino della cucina, mentre ripuliva degli spicchi d’aglio per il vitello saltato. Era mercoledì e Cheng aveva solo quattro anni.

Un battito di ciglia.

Ora stava correndo giù da una collina insieme ai fratelli Wen Long e Xin Xin. Gli alberi erano appena fioriti dopo un lungo inverno e in cielo c’era una nuvola a forma di coniglio. Se lo ricordava bene.

Un battito di ciglia.

Le sue dita sfogliavano pagine e pagine di un grosso volume verde di ingegneria aerospaziale, il cui dorso era tutto rovinato. Da lì a un paio di giorni avrebbe avuto un esame con il professor Lin, che indossava sempre lo stesso ciondolo di giada sulle camicie non stirate.

Un battito di ciglia.

La guancia gli bruciava, tanto era stato doloroso lo schiaffo. Davanti a lui, Xin Xin lo stava guardando con le lacrime agli occhi. La vide sputare a terra, piena di rabbia, e allontanarsi.

Un battiglio di ciglia.

Cheng sentì le labbra di Ai Lian sulle sue: il delicato profumo di burrocacao alle mandorle appena comprato, la lieve pressione della bocca, il timido affacciarsi della lingua, appena prima della scoperta.

Un battito di ciglia.

Sua moglie Hai Rong era distesa sul letto d’ospedale, circondata da due medici e tre infermiere. Tra le braccia, Cheng teneva un bambino appena nato, tra lacrime e sangue. Era suo figlio.

– Sono i ricordi che tornano a galla. – stava dicendo qualcuno – Pian piano si riassesterà e farà meno male. - Cheng sobbalzò, come se lo avessero strappato via da un lungo sonno.

Tornò al tempo presente, intontito. La lucidità che aveva provato fino a due secondi prima era svanita, lasciando un senso di smarrimento ancora più grande. Chi era quella donna?

– Le prime dosi provocano quelle che noi chiamiamo esplosioni di ricordi: la mente pesca eventi casuali dalla memoria del paziente e li ripropone in un 4K mentale, mostrando tutti i dettagli con chiarezza. Per “trattenerli” ci vorrà ancora un po’, ma sono certa che i risultati arriveranno presto. – continuò lei – Sorrida, signor Hu. Abbiamo trovato una cura all’Alzheimer! – aggiunse poi orgogliosamente.

Cheng non capiva di cosa stesse parlando. Sapeva solo di volersene andare da quel posto e riposare sul divano del salotto, circondato dai vinili che amava. Si girò allora verso il signor Hu e sbuffò: - Figlio, riportami a casa. -