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La crisi abitativa a Dublino e Lisbona

L'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo riconosce a ogni persona il diritto all’abitazione. Ma questo principio normativo si scontra, ogni giorno, con la realtà dei fatti. Il 23 novembre scorso, il Parlamento europeo ha resto noto che ci sono 700 mila persone senza fissa dimora in tutta Europa. In 10 anni, c’è stata una crescita del 70 per cento.

Il fenomeno dei senzatetto è una delle conseguenze di un problema sociale più ampio che viene definito crisi o emergenza abitativa. Il concetto di crisi abitativa, a sua volta, delinea una situazione in cui la presenza di abitazioni a scopo residenziale diventa estremamente scarsa.

Pierce Dargan, Secret Street Tours«Credo che molto dipenda dal fatto che non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi in termini di costruzione di case popolari. Tutti i governi che si sono susseguiti hanno detto che avrebbe costruito un certo numero di case. Ma non credo che nessuno abbia raggiunto l’obiettivo prefissato»

Di crisi abitativa si sente parlare ad Atene, Barcellona, Berlino, Roma e Parigi. Ma anche altrove. Se è difficile dire dove il problema sia più sentito, è relativamente più facile individuare i luoghi, o paesi, dove è maggiormente dibattuto.

In particolare, sono due i paesi in cui, per ragioni diverse, nel corso degli ultimi anni, la crisi abitativa – e le sue conseguenze – sono state maggiormente al centro del dibattito pubblico: l’Irlanda e il Portogallo. E, inevitabilmente, il problema sociale riguarda soprattutto le capitali dei due paesi: Dublino e Lisbona.

Il problema dei senza fissa dimora a Dublino

Secondo Focus Ireland – un’ONG che offre servizi a persone senza fissa dimora -, in passato, la maggior parte delle persone che utilizzavano alloggi di emergenza erano adulti single. Ma negli ultimi tre anni, c’è stato un rapido aumento del numero di famiglie che versano nella stessa situazione. Di conseguenza, ci sono sempre più minori colpiti dal fenomeno.

Gli ultimi dati del governo disponibili, attinenti al 2019, parlano di 10.253 persone che non hanno una casa: tra loro ci sono 1.700 famiglie con 3.749 bambini. La situazione ha causato molte proteste: a maggio del 2019, migliaia di persone hanno marciato a Dublino per chiedere un cambiamento e denunciare i prezzi degli affitti. E sono nati gruppi di inquilini e attivisti che si occupano di diritto alla casa e che organizzano occupazioni di palazzi sfitti o picchetti. Non passa un mese, senza che uno sfratto o un’azione di solidarietà da parte dei movimenti sociali non venga coperto dai media del paese.

Ma come si è arrivati a tanto in Irlanda? Nell’isola verde, il rapido aumento del numero dei senzatetto negli ultimi anni viene legato, di solito, alla crisi economico-finanziaria scoppiata tra il 2007 e il 2008 e quella del debito pubblico protrattasi dopo il 2010. Un articolo del New York Times del 2019 (Öffnet in neuem Fenster), a cura di Ed O’Loughlin aiuta a fare chiarezza su quanto accaduto. Un rapporto della Deutsche Bank di qualche anno fa ha messo nero su bianco che l’affitto per un bilocale di media categoria a Dublino arriva a costare circa 1.800 euro al mese, il 23 per cento in più rispetto al 2014.

Pierce Dargan è uno dei fondatori di Secret City Tours, un’impresa sociale che stimola il reinserimento dei senzatetto in società. Come? Gli ex- senza fissa dimora lavorano come guide turistiche. Dargan ha pochi dubbi riguardo al fatto che ciò che manca, in Irlanda, per risolvere la crisi abitativa, sia un programma pubblico di costruzione di case popolari: «Credo che molto dipenda dal fatto che non siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi in termini di costruzione di case popolari. Tutti i governi che si sono susseguiti hanno detto che avrebbe costruito un certo numero di case. Ma non credo che nessuno abbia raggiunto l’obiettivo prefissato».

Kenny, ex-senzatetto«La costruzione di nuove case popolari è – e non è – la soluzione Non puoi semplicemente dare case a persone che hanno problemi mentali o di tossicodipendenza. Alla fine della fiera, alcune persone non possono vivere da sole. Hanno bisogno di assistenza, oltre a una casa»

Il “Summary of social housing assessment (Öffnet in neuem Fenster)” del 2019 ha mostrato che più di 68mila famiglie erano qualificate per l’edilizia sociale. Oltre un quarto di queste famiglie figurava nell’elenco da più di sette anni. Le iniziative come Secret Street Tours sono una risposta dal basso ai fallimenti della politica in qualche modo.

Mick Wallace, invece, è un eurodeputato del Parlamento europeo nel gruppo parlamentare di sinistra radicale, GUE. Ma alle spalle, ha un passato da imprenditore nel settore edilizio. Proprio in Irlanda. Gli ho chiesto perché, secondo lui, in Irlanda persiste un deficit cronico di abitazioni sociali: «Non vogliono costruirne perché c’è un costo implicito. Perché interferiranno con il mercato privato. Se lo stato costruisce di più, diminuisce il guadagno del settore privato. E poi abbiamo avuto anche l’Unione europea che ha, più o meno, scoraggiato la costruzione di nuove case, ma di lasciare questo settore il più possibile al settore privato. E il fenomeno dei senzatetto deriva da questo approccio».

Ma perché dovrebbe essere colpa dell’Unione europea? «Beh, è responsabilità dell’Unione europea perché quest’ultima ci dice cosa fare. O almeno, è anche responsabilità dell’Unione europea. Ma non voglio deresponsabilizzare gli stati nazionali. Dopo la crisi finanziaria, l’UE ci ha imposto di implementare politiche di austerity, il che è parte del problema».

È estremamente districarsi tra le responsabilità dei livelli nazionali e sovranazionali. Eppure, il riferimento alle politiche di austerity ha un senso: tra il 2008 e il 2012, in Irlanda, la spesa per l’edilizia sociale è stata tagliata del 72%. Per essere precisi, si è passati da 1,38 miliardi di euro a 390 milioni di euro di investimenti pubblici.

Ma secondo Kenny, una delle guide turistiche di Secret Street Tours, l’edilizia popolare può essere soltanto parte della soluzione del problema: «La costruzione di nuove case popolari è – e non è – la soluzione Non puoi semplicemente dare case a persone che hanno problemi mentali o di tossicodipendenza. Alla fine della fiera, alcune persone non possono vivere da sole. Hanno bisogno di assistenza, oltre a una casa».

Nel podcast, oltre al caso irlandese e di Dublino, un viaggio nel problema della gentrificazione a Lisbona, in Portogallo. Intervengono: Kenny (ex-senza fissa dimora), Pierce Dargan (fondatore Secret Street Tours), Mick Wallace (MEP-GUE), Daniele Coltrinari (giornalista freelance), Antonio Gori (Habita), Left Hand Rotation.