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Calcerò #31 – Mediazioni

Verticalizzazioni 6/24 - Sì, ok, il Real, la nuova Champions, la Juventus che torna nell’ECA. Ma la Superlega?

Il numero odierno di Calcerò - Il futuro del pallone propone eccezionalmente un pezzo uscito su The SpoRt Light di questa settimana, perché il tema è uno di quelli della newsletter: unire alcuni puntini. Per chi volesse, ci si abbona a questo link a 30 euro l’anno. (Opens in a new window)

Si parla della prossima Champions League. Anzi no: del convitato di pietra.

Fischio d’inizio.

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Ce sont les meilleures équipes

La nuova Champions League pronta a partire, il solito Real che da un lato vuole una competizione diversa e dall’altro non si stanca mai del solito piatto, la Juventus che, fallito l’assalto alla diligenza e la possibilità di essere motore del cambiamento, torna nell’ECA, un po’ per tattica e un po’ perché politicamente dal 2021 è diventata l’ultima ruota del carro e s’è fatta sbranare, il Barcellona accusato dell’ennesimo scandalo, questa volta ammanicato a Ceferin per la questione dei fondi UEFA destinati alla federazione spagnola che, si sostiene, sarebbero stati dirottati dall’ex presidente della RFEF Rubiales al Barça per compensare la riduzione degli stipendi di alcuni top player durante il Covid. E allora la domanda è: ma la Superlega che fine ha fatto?

È normale che arrivi una Superlega, se i giudici europei dicono che può arrivare, arriverà, sono tanti anni che i club non vogliono più partecipare alle competizioni Uefa e vogliono organizzarsi le coppe da soli

Banale finché si vuole, questa frase di Michel Platini, che da qualche giorno riecheggia tra stampa e online, è in realtà la fotografia più nitida dell’esistente. Perché la Superlega non vive, nel senso che non esiste, eppure lotta insieme a noi, perché tribunali, pronunce e sentenze – l’ultima quella dell’ormai celeberrimo Tribunale del Commercio di Madrid, che ha recepito la pronuncia della Corte di Giustizia Europea e ha definitivamente spiegato che sì, davvero quello della UEFA è un monopolio contrario alle norme dell’Unione Europea – vanno tutte nella stessa direzione ormai tutti gli attori coinvolti lo hanno capito.

Sie sind die allerbesten Mannschaften

Platini, però, ha anche detto un’altra cosa (Opens in a new window), ovvero che con lui «il casino della Superlega non sarebbe successo». Perché? «Perché avrei mediato, una mediazione si trova sempre». Ora, a prescindere da Platini stesso – che peraltro nel luglio 2022 è stato assolto dal tribunale svizzero (Opens in a new window) per il caso che gli costò la lunga squalifica da parte del TAS di Losanna e, avendo anche rinunciato al risarcimento che gli sarebbe spettato (Opens in a new window), inevitabilmente ha buon gioco “sparare” contro coloro che ne hanno stroncato la scalata a suo tempo –, il concetto è più che convincente perché centra il punto, ovvero il ruolo che la confederazione calcistica europea (essa soprattutto) vuole avere in futuro, un ruolo che Ceferin ha difeso a suo modo e che, probabilmente, finirà per costare alla UEFA qualcosa in più del dovuto e costerà prima o poi all’avvocato sloveno – sempre più al centro di accuse che evidentemente minano a farlo saltare prima della fine del mandato – la poltrona.

The main event

La questione è di rapida definizione, ma di non semplice risoluzione: si tratta di governare un cambiamento che è inevitabile e di esserne protagonisti. La UEFA di Ceferin ha scelto di andare al muro contro muro, decisione legittima ma non priva di conseguenze, e la conseguenza è che si è svelato il segreto di Pulcinella, quello del monopolio, che può essere usato come una clava da parte di eventuali interessati a nuove competizioni. A22, la società che porta avanti il discorso della European Super League, lo fa, ma solo in parte, perché dopo avere ottenuto soddisfazione giudiziaria ha messo in moto pontieri che lavorano di fino con le società e parlano con il governo del calcio europeo. L’esibizione muscolare UEFA non ha prodotto nulla di buono, ma l’UEFA serve, e allora è lecito attendersi, in futuro, un riavvicinamento che sarà una divisione dei poteri che non metterà al tappeto nessuno. C’è da immaginare che, con un presidente diverso da Ceferin (il cui terzo mandato scadrà nel 2027), si sarebbe messo già in moto qualcosa, ed è per questo che i segnali che arrivano dalle varie inchieste nei suoi confronti vanno interpretati come messaggi politici, visto che non vi sono né processi, evidentemente, né condanne.

Del resto non è nemmeno che ci si possa girare attorno: quando si nota la vicinanza tra UEFA ed ECA, troppo spesso ci si dimentica che il presidente di quest’ultima è Nasser Al-Khelaifi, uno che per questioni culturali e manageriali, al di là delle frasi di circostanza che si dicono quando è al potere, non può essere considerato un propugnatore né uno strenuo difensore del celeberrimo “modello europeo” delle competizioni sportive. L’ingresso dei fondi sovrani ha dopo tutto già stravolto il calcio europeo, basterebbe questo per capire che il manager qatarino non assomiglia alle cose che dice, ma fa politica in piena regola. E non va dimenticato neppure che quella che oggi viene definita Super Champions nasce, nel nuovo format, dalla spinta di Andrea Agnelli – quando Agnelli e Ceferin erano alleati – che notoriamente ha lavorato e tuttora lavora nella direzione di una superlega gestita dai club. Nei padri, nel format e nella propaganda, c’è più di qualche gene in comune.

Die Meister, Die Besten, Les grandes équipes

In attesa dei conti definitivi dell’edizione 2023-24, va ricordato che la Champions League 2022-23 ha generato un totale di 3.2 miliardi di euro, dei quali due terzi, 2.1 milioni, sono finiti nelle casse dei 32 club partecipanti, e ciò significa che più di un milione ha finanziato la UEFA, che ha distribuito la cifra alle federazioni nazionali, e li ha utilizzati per i costi operativi e del personale. Notoriamente, la spinte verso il cambiamento sono di tipo economico e di potere: questi dati spiegano abbastanza plasticamente la questione, mentre quando si parla di potere bisognerebbe rilevare quanto, sempre sotto l’aspetto economico, negli ultimi tre lustri i club abbiano visto erodere una parte della forza dei loro brand in favore dei calciatori. Si parla di quelli più iconici, chiaramente, ma da tempo ormai i Messi, i Cristiano Ronaldo e i Neymar trainano i club a livello di immagine globale (Opens in a new window), mentre in passato accadeva il contrario e in ambito più ristretto. Ora sono gli Haaland, gli Mbappé, i Bellingham (e così saranno i prossimi) a trascinare la visibilità di club che sono sempre più entertainment company. Queste tensioni fanno sì che non si possa immaginare il futuro con i club imbrigliati, esattamente come ha vaticinato Platini. Resta da capire come la UEFA medierà, perché lo farà, attraverso chi e con chi.

The Champions!

L’autogol ceferiniano, l’esibizione muscolare che ha prodotto sentenze come sberle, ha rappresentato il vero inizio della Superlega, molto più del famigerato coming out dell’aprile 2021, e la nuova Champions, in qualche modo, aiuterà i club a capire sino a dove potranno spingersi, quando sarà il momento di farla nascere. Sempre con la UEFA a capo, una UEFA verosimilmente depotenziata ma viva.

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Triplice fischio.

Calcerò - il futuro del pallone è curata da Lorenzo Longhi (Opens in a new window)
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